Il Dolce Far Niente: Padroneggiare l’arte italiana di non fare niente

La dolcezza del non fare niente può sembrare un lusso concesso a pochi fortunati, ma gli italiani di Firenze e della Toscana sostengono che il piacere derivato dal dolce far niente può essere trovato in tutto, dall’ora dei pasti al fare ciò che si ama.

C’è una famosa scena in Eat Pray Love (2010) dove il personaggio di Julia Roberts si rimprovera che tutto quello che ha fatto durante le sue tre settimane a Roma è stato mangiare e imparare qualche parola di italiano. “Non sai come divertirti”, ribattono i suoi compagni italiani. Continuano a descrivere il concetto di dolce far niente – la dolcezza del non fare nulla. Gli italiani, proclamano, “ne sono maestri”.

Il gruppo alberghiero Belmond ha lanciato una campagna esperienziale intorno a questo concetto, che coincide con l’apertura del Castello di Casole, un villaggio trasformato in rifugio nel cuore della campagna toscana. È certamente facile godere della dolcezza del dolce far niente mentre ci si rilassa a bordo di una piscina a sfioro con vista sulle colline toscane, ma è entrando nel mondo della gente del posto che il significato del dolce far niente prende vita. Le escursioni offerte da Belmond in Toscana e a Firenze portano gli ospiti a incontrare artisti locali, pizzaioli, designer e guardiacaccia, ognuno dei quali ha la propria idea di come il piacere del dolce far niente possa essere goduto nel lavoro e nella vita.

A mezz’ora di macchina dal Castello di Casole si arriva a Radicondoli, un sonnolento comune collinare nella campagna senese. È un tipico paese toscano, un gruppo di edifici medievali incentrati su una chiesa barocca, con una popolazione di poco più di 900 persone. È qui che i fratelli Tommaso e Federico Vatti gestiscono la pizzeria La Pergola. Su una grande terrazza all’aperto che si affaccia sulle colline, lo chef Tommaso porta fuori quattro diverse versioni della sua pizza da degustazione, ognuna coronata con un pizzico di ingredienti locali: c’è la tartare di manzo Chianina, la burrata pugliese e il pecorino proveniente da una fattoria vicina. Bottiglie di vino rosso e bianco, selezionate dal sommelier Federico, accompagnano le pizze.

Per la famiglia Vatti, la combinazione di buona pizza e buon vino è l’ambiente perfetto per gustare il dolce far niente. Le pizze da degustazione di Tommaso sono progettate per creare un’atmosfera di convivialità, e in linea con la tradizione italiana, i pasti qui durano ore. Guardando i fratelli nel loro elemento, è chiaro che questo non è niente di simile al lavoro per loro.

Rimodellare la nostra percezione del concetto di lavoro, a quanto pare, è un modo per incanalare il dolce far niente. Una serata al Castello di Casole porta nel cortile dell’hotel un gruppo di artigiani locali, tra cui designer di abiti, tessitori di cesti e mobilieri. Il loro lavoro – deliberato, costante e rilassato – è un mondo a parte rispetto alla dilagante filosofia “muoviti velocemente e rompi le cose”, coniata da Mark Zuckerberg di Facebook.

È un modo di lavorare ripreso dall’artista Rodolfo Guarnieri che, insieme a suo fratello Roberto, gestisce lo Studio Iguarnieri, una galleria d’arte in stile bottega e studio sul fiume Arno a Firenze. Qui, i fratelli conducono laboratori di pittura tradizionale fiorentina ad affresco. Non è un’abilità facile da imparare, ma secondo Rodolfo, la chiave è smettere di provare così tanto.

“Qui abbiamo tre regole”, dice. “La prima regola è che devi essere in grado di goderti quello che fai, il tempo che passi a farlo e le cose che crei. Se non sorridi quando fai arte, allora smetti. La seconda è che nessuno è autorizzato a giudicare – il proprio lavoro o il lavoro di qualcun altro. La terza regola è molto importante: lavorare il meno possibile. La gente lavora troppo e pianifica troppo, ma se lavori troppo, distruggi l’arte. La chiave è spegnere il cervello e non pensare a niente”.

Nella sua riflessione sul processo creativo, Rodolfo verbalizza l’essenza del dolce far niente, di spegnersi e godersi la sensazione di non fare nulla. Ma questa mentalità vale anche per chi lavora al di fuori dell’artigianato tradizionale?

Per Emanuele Manfroi – il geniale e sempre indaffarato direttore generale della proprietà di Belmond a Firenze, Villa San Michele – ritagliarsi del tempo per godersi il dolce far niente è una parte fondamentale della sua routine quotidiana. Gestire l’hotel, un monastero convertito sulle colline di Fiesole con una clientela di celebrità e reali britannici, è un impegno 24 ore su 24, tranne un’ora all’inizio della serata.

“Ogni sera, tra le 6.30 e le 7.30, bevo un bicchiere di vino in giardino – non importa cosa stia succedendo”, dice Emanuele. “Ascolto il canto degli uccelli. Guardo il panorama. Lascio il mio telefono nel mio ufficio. Nessuno è autorizzato a parlarmi. Questo è il dolce far niente per me”.

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